Etrio Fidora, cronista politico-parlamentare e firma storica del giornalismo d'inchiesta in Sicilia, ha trascorso la parte più intensa della sua carriera professionale nella redazione del quotidiano L'Ora di Palermo di cui è stato per molti anni direttore responsabile.

Cos'è il giornale L'Ora nella storia del giornalismo italiano
L'Ora, il giornale diretto per vent'anni dal mitico Vittorio Nisticò, quotidiano dislocato così lontano dal centro del Paese e pur assunto a notorietà anche internazionale per le sue campagne civili, il suo modo di essere, la sua valenza insieme culturale e popolare. Non solo per i contenuti ma anche per l’originalità assoluta della veste grafica.
La parola “mafia” venne spesa sulle sue colonne e nei suoi titoli sul finire degli anni Cinquanta quando ancora in politica e sulla stampa essa veniva citata solo per sorvolarne o addirittura negarne l’esistenza. E le sue inchieste squarcia-sipario, costate tritolo sulla sua tipografia, tre cronisti uccisi, decine e decine di processi per diffamazione sempre conclusi vedendolo vincente, vanno ricordate anche per quel che produssero sul versante opposto. Fu in conseguenza infatti di quella bomba a «L’Ora» («Ci voleva l’attentato a “L’Ora” per capire che la mafia c’è», dichiarò il presidente Saragat) che Ferruccio Parri al Senato e Sandro Pertini alla Camera presentarono immediatamente il disegno di legge istitutivo della Commissione Parlamentare Antimafia, organo benemerito che esiste ancor oggi a tutela della democrazia e dei diritti dei cittadini. E che allora i maggiori esponenti della Democrazia Cristiana avevano, nel dibattito parlamentare, definito «inutile», «incostituzionale», «offensivo per la Sicilia».
Fu Nisticò a offrire collaborazione a «L’Ora» a un Leonardo Sciascia non ancora famoso e che sulle sue pagine tenne una rubrica fino al penultimo giorno della sua vita. E fu Nisticò a dare impulso al modo di far cronaca aggiungendo le indagini di costume ai tradizionali settori di bianca, nera e giudiziaria. I modelli nuovi di giornale, che uscivano dagli schemi comuni in modo rivoluzionante sia per impostazione d’argomenti che per formula impaginativa, furono nel dopoguerra nazionalmente tre: nell’ordine cronologico «Paese-Sera» di Fausto Coen, «Il Giorno» di Geatano Baldacci» e «La Repubblica» di Eugenio Scalfari, ma vi si possono tranquillamente aggiungere sia «L’Ora» di Vittorio Nisticò che «Il Manifesto». E.F.